Il Crocevia Delle Tre Vedove by Georges Simenon

Il Crocevia Delle Tre Vedove by Georges Simenon

autore:Georges Simenon [Simenon, Georges]
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: poliziesco
ISBN: 9788845971266
editore: Adelphi - gli Adelphi (Le inchieste di Maigret)
pubblicato: 1996-05-31T22:00:00+00:00


7. LE DUE FERITE.

Cari Andersen venne trasportato nella sua camera.

Lo seguiva un ispettore con la lampada che aveva preso al pianterreno. Il ferito non si muoveva, non si lamentava. Solo quando fu disteso sul letto Maigret si chinò su di lui e vide che aveva le palpebre socchiuse.

Andersen lo riconobbe e parve più sollevato.

Tendendo una mano verso quella del commissario mormorò:

«Else?…».

Lei era rimasta sulla soglia, con gli occhi cerchiati, divorata dall'ansia.

La scena era impressionante. Cari aveva perduto il monocolo nero, e a fianco dell'occhio sano, una fessura ardente di febbre, quello di vetro sembrava ancora più immobile.

L'illuminazione a petrolio rendeva tutto misterioso.

Si sentiva il rumore della ghiaia smossa dagli agenti che perlustravano il parco.

Quanto a Else, riuscì con uno sforzo, e solo quando Maigret glielo ordinò, a muovere qualche passo, rigida dalla testa ai piedi, verso il fratello.

«Credo che sia messo male!» osservò Lucas sottovoce.

Lei dovette udire, perché lo guardò, senza trovare il coraggio di avvicinarsi di più a Cari, che la mangiava con gli occhi e tentava di sollevarsi sul letto.

Allora Else scoppiò a piangere ed uscì di corsa per andare in camera sua, dove si gettò singhiozzando sul divano.

Maigret fece cenno al brigadiere di sorvegliarla e si occupò del ferito. Gli tolse la giacca e il gilet con i gesti di chi è abituato a questo genere di imprevisti.

«Non abbia paura… Sono già andati a chiamare un medico… Else è in camera sua…».

Andersen taceva, come oppresso da una segreta inquietudine. Si guardava intorno con l'aria di voler risolvere un enigma, scoprire qualche pericoloso mistero.

«La interrogherò tra poco, ma…».

Il commissario, che si era chinato sul torso nudo del danese, aggrottò le sopracciglia.

«Lei è stato colpito due volte… Ma la ferita sulla schiena non è certo di poco fa…».

Era spaventosa! Dieci centimetri quadrati di pelle erano scomparsi e la carne era letteralmente maciullata, bruciata, gonfia, coperta di croste di sangue rappreso. La piaga non sanguinava più, per cui doveva risalire a parecchie ore prima.

Da pochi istanti, invece, un'altra pallottola aveva frantumato la scapola sinistra. Nel lavare la ferita Maigret fece cadere il proiettile deformato e lo raccolse.

Non apparteneva ad una pistola, ma ad un fucile, come quello che aveva ucciso la signora Goldberg.

«Dov'è Else?…» mormorò il ferito, che riusciva a non fare smorfie di dolore.

«Nella sua camera… Cerchi di non muoversi…

Ha visto il suo aggressore di poco fa?».

«No…».

«E l'altro?… Dov'è successo?…».

Andersen aggrottò la fronte ed aprì la bocca per rispondere, ma desistette, esausto, e con un movimento appena accennato del braccio sinistro cercò di far intendere che non era più in grado di parlare.

«Che ne pensa, dottore?…».

Era esasperante vivere in quella semioscurità. In casa c'erano solo due lampade a petrolio: una era stata portata nella camera del ferito e l'altra da Else.

Al pianterreno avevano acceso una candela che non rischiarava nemmeno un quarto del salotto.

«Salvo complicazioni impreviste, se la caverà…

La ferita più grave è la più vecchia… Deve risalire al primo pomeriggio od alla tarda mattinata… Una pallottola di browning sparata a bruciapelo nella schiena.

A bruciapelo, non ci sono dubbi!…



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